
Benedícta sit sancta Trínitas 12-06-2022. Di don Giorgio Lenzi (IBP)
di redazione
Riportiamo le foto della Santa Messa di domenica 12-06-2022, presso la Chiesa di San Cristoforo (Via D’Argillano n.21 – 63100 AP). Il nostro Coetus Fidelium Beato Marco da Montegallo è stato ospitato dalla Confraternita della Buona Morte del Priore Giancarlo Tosti, per celebrare il rito romano antico nella forma cantata, In festo Sanctissimae Trinitatis – Benedícta sit sancta Trínitas, con il nostro regolatore Don Giorgio Lenzi (IBP) sacerdote dell’Istituto Buon Pastore e Procuratore Generale per lo stesso con la Santa Sede. Al servizio all’altare Giuseppe Baiocchi, Michele Carloni (chierichetti) e Davide Di Salvatore (turiferario); all’organo il Maestro Lisa Colonnella, mentre come cantore abbiamo avuto il Maestro Massimo Malavolta.



Dall’omelia di don Giorgio Lenzi ci ritorna di insegnamento l’argomento della Santa Messa di questa domenica: Dio Padre, Dio figlio, Dio Spirito Santo: cioè la Santissima Trinità. Dal punto di vista pedagogico del culto cristiano vi è un momento particolare per celebrare un mistero così importante. Dopo aver celebrato le grandi solennità pasquali, ci accingiamo oggi a celebrare uno dei due misteri principali della nostra fede: unità e trinità di Dio (il mistero di oggi) e incarnazione e passione e morte di nostro Signore Gesù Cristo. Durante proprio il segno della croce, noi ricordiamo il rinnovamento continuo di questi simboli, dove Dio è uno, ma in tre persone uguali, il Padre, il figlio e lo Spirito Santo: queste tre persone divine hanno appunto la stessa sostanza – lo cantiamo e lo recitiamo nel Credo – essendo tutte e tre lo stesso Dio, ed è proprio da qui che si può parlare di transustanziale nel Credo. Queste tre persone sono distinte, tra esse non c’è confusione, esse non si sovrappongono: c’è il Padre, c’è il Figlio e c’è lo Spirito Santo. Ma la comprensione umana non può arrivare in maniera univoca a comprendere identità e distinzione e di fronte a ciò bisogna inginocchiarsi e credere – appunto – nella Santissima Trinità.


Dobbiamo sottomettere la nostra intelligenza alla fede, senza appunto cedere alla tentazione antropocentrica in cui la nostra intelligenza debba capire sempre ogni cosa. Ciò – sia chiaro – non significa rimanere nell’ignoranza, ma affidarsi ad un’entità superiore che ci permea e che ci aiuta. Nell’epoca della totale immanenza, credere – dunque affidarsi – è l’azione più difficile. Ebbene questo mistero di oggi è uno dei più importanti poiché identifica propriamente la nostra santa religione. Infatti gli altri culti sparsi per il mondo e frammentati, non possono in nessun modo – nella loro dottrina – accettare l’unità e la Trinità di Dio ed è proprio questo che ci contraddistingue.

Bisogna dunque difendere con forza questo mistero che sì, può apparirci incomprensibile, ma che indica chiaramente chi siamo. Pochi sono i santi che si sono avvicinati alla grandezza di questo mistero. Una di queste è Santa Barbara decapitata dallo spietato padre pagano. Il padre di Santa Barbara, Dioscuro, fece costruire una torre per rinchiudervi la bellissima figlia richiesta in sposa da moltissimi pretendenti. Ella, però, non aveva intenzione di sposarsi, ma di consacrarsi a Dio. Prima di entrare nella torre, non essendo ancora battezzata e volendo ricevere il sacramento della rigenerazione, si recò in una piscina d’acqua vicino alla torre e vi si immerse tre volte dicendo: “Battezzati Barbara nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Per ordine del padre, la torre avrebbe dovuto avere due finestre, ma Barbara ne volle tre in onore della Santissima Trinità. La finestra trilobata – come spiegò la santa – fa permeare nella stanza una luce unica, ma passando dalle tre aperture i tre raggi in realtà provengono da un’unica fonte.

Altro esempio ci giunge da San Patrizio, che in Irlanda – durante la conversione dei pagani – usò la pianta del trifoglio per chiarire ai Celti il concetto della trinità: i tre petali sono distinti, ma provengono dall’unico gambo madre.
Sono chiaramente esempi che non esprimono assolutamente l’immagine metafisica di questo mistero, ma che aiutano alla percezione di esso in forma figurata.

Dio stesso, ad esempio, al popolo eletto, parlava al plurale: non affermava “io sono”, ma “noi siamo”, Egli parla in questo modo proprio per iniziare a prepararci a questo mistero. Di fronte a ciò la Chiesa ci invita non tanto alla comprensione, ma alla adorazione del Mistero. Anche nei testi liturgici, laddove la liturgia è nostra maestra di vita – nel messale di San Pio V spesso ci si rivolge alla Santissima Trinità, oppure alla simbologia canora dove la trinità appare come strumenti della chiesa e lo ritroviamo all’interno del Kyrie, del Sanctus, dell’Agnus Dei e del Domine non sum dignus.
Ed ecco perché tutta la preghiera cristiana inizia sempre con quel segno della croce, il quale deve divenire punto fermo di tutta la nostra giornata: Padre (creatore), Figlio (salvatore), Spirito Santo (amore eterno).
Coetus Fidelium Beato Marco da Montegallo – Riproduzione riservata