Invocábit me, et ego exáudiam eum del 21-02-2021. Don Giorgio Lenzi
Domenica 21-02-2021, presso la Chiesa di San Cristoforo (Via D’Argillano n.21 – 63100 AP), il nostro Coetus Fidelium Beato Marco da Montegallo è stato ospitato dalla Confraternita della Buona Morte del Priore Giancarlo Tosti, per celebrare il rito romano straordinario nella forma cantata, con don Giorgio Lenzi, sacerdote dell’Istituto Buon Pastore e Procuratore Generale per lo stesso con la Santa Sede.


Hanno partecipato alla Santa Messa come servizio all’altare il cerimoniere Lodovico Valentini, il chierichetto Giuseppe Baiocchi. Al canto gregoriano il Maestro Giuseppe Spinozzi.
Don Giorgio Lenzi ci ricorda nella sua omelia, come le giornate di quaresima non siano spazi per il mero digiuno o per le sole penitenze: lo stesso San Tommaso d’Aquino ci ricorda come il digiuno della domenica possa risultare dannoso poiché sconvolge l’ordine delle cose.


Sono i giorni ordinari della settimana che sono fatti per l’applicazione delle penitenze durante questo tempo. La liturgia delle domeniche di Quaresima è certamente una liturgia a carattere fortemente penitenziale: parliamo di segni, di testi, così come si evince dai Salmi cantati dopo l’Epistola. Un testo penitenziale avvertito anche dalla sua lunghezza: una piccola penitenza sia per chi la deve cantare, sia per i fedeli che assistono agli uffici di Quaresima.


Testo di penitenza, ma anche testo di fiducia, della speranza dell’uomo inviato verso Dio, perché sa che Dio lo sosterrà in tutte le tentazioni, in tutti i perigli e in tutte le situazioni anche le più terribili. Tali prove se sostenuto con Dio divengono per l’uomo proficue. Parliamo del Salmo 90 che si raccorda ampiamente al racconto evangelico di oggi, in cui viene il maledetto demonio, Satana – il tentatore per eccellenza -, che attacca il nostro amabile Signore e proprio a partire da questo salmo il maligno millanta l’abuso dell’intervento divino e della sua assistenza verso l’uomo.


Una delle sue maligne e celebri frasi le ricordiamo nella domanda del “perché Dio ci lascia in queste condizioni”? Ebbene questa è già una tentazione, dove il diavolo cerca di inserirsi nella mente e nel pensiero del Messia, figlio di Dio, proprio perché a Satana non era dato sapere se quell’uomo, venuto sulla terra in maniera speciale, fosse realmente il figlio di Dio – poiché non può vederne la sua divinità, celata dietro l’umanità e quindi lo tenta. Cristo deve resistere dunque alle tentazioni della mondanità e della facilità: due elementi che oggi sono all’ordine del giorno. Cristo, seconda persona della Santissima Trinità, decide di ricevere queste tentazioni terrene, proprio per mettersi al fianco dell’uomo nella sua momentanea e parziale umanità, e trasmettere la resistenza alla tentazione diabolica luciferina. La penitenza e il digiuno sono due strumenti per lottare contro il male e contro il peccato personale e della società. Gli studiosi moralisti, della morale, ci dicono che ogni tanto – nella vita di un battezzato – occorre fare penitenza, purificarsi dal male quotidiano, che forse anche involontariamente compiamo.
Anche la privazione di piacere leciti, giusti, può aiutarci in questo cammino verticale di Santità, poiché ci aiuta a concentrarci sull’importanza della nostra anima, della nostra parte spirituale – allontanandoci dalle cose più dirette e materiali. Dunque ritrovare anche nel culto, nella pratica dei sacramenti, nelle buone confessioni, quella grazia che ci viene offerta da Nostro Signore Gesù Cristo. Allora il nostro motto durante la santa Quaresima, deve essere Penitenza e Riparazione: elementi che possono ridurre quel purgatorio che ci attende, dopo il nostro Giudizio, dopo la nostra morte.
Oggi giorno la disciplina della Chiesa è molto leggera, le penitenze ufficiali, poste ai fedeli battezzati sono poche: il digiuno si riduce solo al mercoledì delle ceneri e al Venerdì Santo. Certamente le leggi canoniche ci dicono chiaramente quando un peccato è stato commesso e quando invece non si è incappati nello stesso.

Purtroppo la storia ci dice che osserviamo un continuo alleggerirsi della disciplina della penitenza: sia quella di ambito confessionale, sia di quella che la Chiesa impone a tutti i fedeli in determinati momenti dell’anno. Questo è accaduto per via dell’incapacità dell’uomo moderno e contemporaneo di vivere la penitenza nel giusto spirito cristico, la Chiesa lascia “più andare”, nel senso che indirettamente accompagna l’anima del fedele ad un purgatorio più lungo. Un tempo le penitenze non si traducevano solo con la preghiera, ma anche con opere fisiche come un pellegrinaggio, o con l’edificazione di Altari o addirittura Chiese. Tali atti di fede, permettevano un’espiazione più rapida. Oggi le poche opere richieste dal confessore, si espia una parte veramente minima, del peccato confessato e il resto viene affidato alla nostra penitenza e alla nostra capacità di usare l’indulgenza della Santa Chiesa. Quante cose sono dunque da riparare dal punto di vista sociale? Quante eresie professate oggi giorno, sulla Verità rivelata, deturpano il volto della Santa Chiesa e distruggono il messaggio di Cristo? Quante leggi inique sono oggi approvate dalla società e non corrispondono assolutamente né alla legge naturale, né a quella di Dio. Allora di fronte a queste nefandezze placcate di umanesimo e di diritti umani noi dobbiamo rispondere non solo con il nostro No dottrinale, ma anche con la giusta penitenza per essere dei cristiani alla sequela di Cristo. Ed ecco come l’esempio di Cristo nel Vangelo di oggi, quanto la tradizione millenaria di Santa Romana Chiesa, ci chiede di fare penitenza durante la Quaresima, quanto questa penitenza sia indispensabile in questa società scristianizzata. Non sprechiamo dunque questo tempo, mettiamoci al lavoro con preghiere, penitenza, digiuno ed elemosine, chiedendo l’aiuto degli angeli per vivere bene questa Santa Quaresima.