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Spiritus Domini del 23-05-2021. Celebra Don Giorgio Lenzi

 

Domenica 23-05-2021, presso la Chiesa di San Cristoforo (Via D’Argillano n.21 – 63100 AP), il nostro Coetus Fidelium Beato Marco da Montegallo è stato ospitato dalla Confraternita della Buona Morte del Priore Giancarlo Tosti, per celebrare il rito romano straordinario nella forma cantata, con don Giorgio Lenzi, sacerdote dell’Istituto Buon Pastore e Procuratore Generale per lo stesso con la Santa Sede. Hanno partecipato alla Santa Messa come servizio all’altare il chierichetto Gabriele Bernardini.
Al canto gregoriano il Maestro Giuseppe Spinozzi. Nell’omelia odierna, don Giorgio Lenzi (IBP), ci ricorda che il tempo pasquale volge al termine con la solenne festa di Pentecoste, che nella tradizione cristiana cattolica appare come una seconda Pasqua – per definizione popolare “la Pasqua dei fiori” o la “Pasqua delle rose” (proprio perché i petali delle rose erano accostati alle fiamme dello spirito santo).
Proprio in questa giornata particolare, gli apostoli riuniti nel cenacolo di Gerusalemme, timorosi, attendevano la manifestazione di ciò che dovevano fare per eseguire le parole dell’insegnamento del Signore e fu così che la Terza persona della Santissima Trinità discende su di loro, sotto forma di fiamme di fuoco e di vento gagliardo.
Tutti noi abbiamo bisogno dello Spirito Santo: il Cristo l’ha annunciato e l’ha detto numerose volte, promettendo che sarebbe giunto quello che i testi aramaici hanno definito “il paraclito”, che può significare il consolatore, ma che significa anche l’avvocato, il difensore. Ebbene la Terza persona della Santissima Trinità che non è nient’altro che Dio stesso e che giunge in una forma particolare, innanzi tutto sui dodici apostoli perché sono coloro che ne hanno maggiore bisogno, ma che viene poi nell’animo e nella vita di ogni cristiano in diversi momenti della propria esistenza. Lo Spirito Santo apre gli occhi della fede sui Misteri più grandi. Difatti gli Apostoli dopo i numerosi miracoli pasquali avvenuti non avevano percepito ancora l’essenza della grandezza del Cristo e tale percezione viene dimostrata dall’elemento dell’attesa all’interno del cenacolo di Gerusalemme. Ebbene lo Spirito Santo apre loro gli occhi, li conferma nella fede – un sigillo che scende sulla loro fede – e quindi li renderà veramente adatti alla diffusione della Verità. Come Cristo – secondo elemento della Trinità divina – è venuto sulla Terra per aprirci le porte del cielo, così lo Spirito Santo gli succede per compiere l’opera di redenzione dell’uomo.
Dunque lo Spirito Santo è un sigillo (è Dio): Dio che viene per porre il suo marchio di autenticità sulla Verità, che rimane ed è immutabile ed assiste la Santa Chiesa sulla Terra.
Allora in questo giorno Santissimo, Maria – la madre di Dio – unità a queste dodici “colonne” della Chiesa, poiché gli Apostoli sono il sostentamento e le fondamenta della stessa Chiesa, ricevono il fuoco e il vento dello Spirito Santo. Difatti è proprio la grazia divina, a rappresentare l’amicizia della nostra anima con Dio. Ed ancora di più nel Sacramento della Cresima, tutto avvolto nella venuta dello Spirito Santo nella nostra anima, che Dio ci avvia nel nostro cammino di adulti nella vita. Lo Spirito Santo, oltre questi momenti sacramentali, torna a trovarci in momenti anche meno solenni: ogni volta che ritroviamo la grazia di Dio nel sacramento della confessione e/o la giusta decisione in momenti delicati ed importanti della nostra vita. Ma rifiutare lo Spirito Santo diviene orribile bestemmia, che Cristo stesso condanna nel suo Vangelo, poiché si rifiuta il dono della grazia e il dono della Redenzione.
Così ricordando il momento storico in cui lo Spirito Santo è venuto sotto forma di vento nel Cenacolo di Gerusalemme, riviviamo tutti gli altri momento in cui lo spirito Santo ci visita nella nostra vita: cerchiamo di accoglierlo e riconoscerlo e rifuggiamo i momenti in cui non ascoltiamo lo Spirito Santo, ma lo spirito umano che è capace invece di operare il male.
Invochiamo dunque lo Spirito Santo poiché con il suo Sigillo, la nostra fede è salva.

 

 

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