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Visita a Castel Gandolfo presso il Palazzo Apostolico

di redazione

Eretto nel 1624 per volontà di papa Urbano VII Barberini su progetto di Carlo Maderno, sul sito del Castello Savelli fu edificato il Palazzo Pontificio; nelle fasi finali della costruzione Gian Lorenzo Bernini collaborò alla realizzazione di un’ala e costruì un cancello nei giardini, oggi non più visibile.

All”interno della Cappella di Urbano VIII e in altri spazi adiacenti si possono ammirare affreschi di Simone Lagi e dei fratelli Zuccari, mentre nella Galleria del Bernini si possono ammirare affreschi di Pier Leone Ghezzi. Citiamo anche la Sala da Pranzo di Clemente XIV (Sala da pranzo di Clemente XIV), la Sala del Trono (Sala del Trono) decorata con arazzi e la Sala dello Scalco (sala del maggiordomo personale del Papa) con dipinti di Salvator Rosa.
La residenza pontificia fu abbandonata nel 1870 a causa della caduta dello Stato Pontificio, fino al 1929 quando, dopo i Patti Lateranensi, tornò ad essere residenza estiva dei Papi. Il 21 ottobre 2016 per decisione di Papa Francesco, il Palazzo ha dismesso le sue vesti di residenza estiva papale ed è diventato ufficialmente un museo.

La Famiglia pontificia è costituita da quei dignitari che servono il pontefice quotidianamente, lo assistono nelle cerimonie e lo coadiuvano nel governo temporale dello Stato. Ai membri della Famiglia sono affidati compiti di governo, consultivi, di segreteria, di sicurezza e organizzativi. Anche nella Famiglia, come nella Cappella, alcune cariche sono tradizionalmente assegnate agli esponenti delle più importanti famiglie aristocratiche romane: Orsini, Colonna, Ruspoli, Barberini, Sacchetti, Chigi, Massimo, Altieri, Naro Patrizi ecc. È un modo per coinvolgere il tessuto sociale della città nella struttura della corte, malgrado questa rimanga sostanzialmente clericale e l’aristocrazia viva, proprio in questi anni, un forte fenomeno di arretramento.
L’ordine della Famiglia è dato dalla familiarità con il pontefice, e cioè al ruolo di vicinanza, del servizio svolto e alla partecipazione alla vita quotidiana del Papa.

Divisa del VII Principe di Cerveteri Don Alessandro Ruspoli “Gran Maestro del Sacro Ospizio Apostolico” (Magister sacri hospitii 1869-1952). La carica del Maestro del Sacro Ospizio Apostolico è stata sempre considerata una delle grandi cariche laiche della famiglia Pontificia. Egli prestava servizio in tutte le Cappelle papali e nei Concistori pubblici, oltre che nelle solenni udienze ai Sovrani Regnanti e ai Capi di Stato, con lo specifico compito di riceverli e accompagnarli sia al cospetto del Sommo Pontefice che dell’Em.mo Cardinale Segretario di Stato, così come di seguirli anche durante la visita alla Basilica di San Pietro. Nominato dal Santo Padre con Breve Apostolico, dal 1811 tale carica è stata costantemente conferita a membri della famiglia Ruspoli di Cerveteri, in successione all’antichissima ma estinta famiglia ducale Conti di Poli e Guadagnolo. A tutte le solenni funzioni pontificie, il Maestro del Sacro Ospizio veniva accompagnato da quattro Guardie Svizzere, facendo altrettanto anche dopo la funzione. Nelle Cappelle Papali, infatti, egli si tratteneva fuori dal presbiterio, per poi recarsi a destra dell’ingresso della quadratura solo all’arrivo del Papa, presso il banco dei Cardinali diaconi. Durante i Pontificali egli versa l’acqua alle mani del Pontefice, così come a Natale e Pasqua riceveva la comunione direttamente dalle mani del Santo Padre. Nella processione del Corpus Domini e alle Canonizzazioni incedeva, inoltre, con la torcia accesa davanti alla Croce Papale. Penultimo Maestro del Sacro ospizio, prima che la carica venisse abolita in seguito al Motu Proprio Pontificalis Domus del 1968, è stato il Principe Alessandro Ruspoli di Cerveteri, che oltre ad essere Cavaliere dell’Ordine Supremo del Cristo e Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine Piano, con Breve del 28 maggio 1916 di Papa Benedetto XV, ebbe speciale concessione del titolo di “Gran Maestro”. ©GiuseppeBaiocchi


Uniforme del capitano comandante della Guardia Nobile (in alta uniforme o d’onore). Ultimo comandante del corpo è stato il marchese Mario Filippo Benedetto del Drago (Roma, 22 marzo 1899 – Roma, 20 dicembre 1981). La prima era l’uniforme d’onore utilizzata per le occasioni più importanti e per le celebrazioni liturgiche in cui la guardia era presente. Essa era composta da un elmo da corazziere piumato di bianco e crinato di nero, una giubba rossa con bandoliera e spalline dorate una cintura bianca in vita, pantaloni bianchi e stivali neri da cavallerizzo. In tutti questi particolari l’uniforme ricordava chiaramente quella dei corazzieri e tale rimase sino alla soppressione del corpo, in ricordo dell’originaria funzione svolta da questa guardia. L’unico armamento della guardia nobile era costituito da una sciabola da cavalleria e anche questo corpo, come quello della Guardia Svizzera pontificia, era tra i pochi ad essere autorizzato a portare le armi anche in chiesa e alla presenza del pontefice. ©GiuseppeBaiocchi


Divisa del VII Principe di Cerveteri Don Alessandro Ruspoli “Gran Maestro del Sacro Ospizio Apostolico” (particolare della placca di Gran Croce dell’Ordine Piano).


Uniforme del capitano comandante della Guardia Nobile (particolare delle onoreficenze tra cui si individua l’Ordine Piano e la placca di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine Costantiniano). ©GiuseppeBaiocchi


Alta Uniforme di capitano della Guardia Nobile con copricapo bicorno. La guardia nobile faceva le proprie apparizioni in pubblico solo nelle occasioni in cui il Papa svolgesse delle attività in pubblico e durante il periodo di sede vacante il corpo si poneva al servizio del Collegio dei cardinali. Tra le funzioni di sicurezza personale, ad esempio, quando il papa quotidianamente faceva la propria passeggiata nei Giardini Vaticani, due guardie nobili lo seguivano a distanza per vigilare sulla sua incolumità. Oggi tale funzione è ricoperta dalla Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano. ©GiuseppeBaiocchi


Alta Uniforme di capitano della Guardia Nobile con copricapo bicorno (particolare dell’ordine cavalleresco equestre pontificio di San Gregorio Magno). ©GiuseppeBaiocchi


Nel modello, il Maresciallo del conclave o Custode del conclave, appartenuto al Principe Sigismondo Chigi della Rovere-Albani. Questa figura è il custode del conclave, con il compito di assicurarne la riservatezza dalle interferenze esterne. È una carica ereditaria, in origine appannaggio della famiglia Savelli, poi passata ai Chigi. ©GiuseppeBaiocchi


Cameriere segreto di Cappa e Spada d’onore laico. I camerieri segreti potevano essere di cappa e spada, cioè nobili laici, in numero di cinque con precise funzioni e assistenza da camerieri detti de numero e camerieri laici soprannumerari e camerieri d’onore. I «Camerieri segreti di spada e cappa partecipanti» che svolgevano effettivo servizio nella Famiglia pontificia e partecipavano alle elargizioni degli emolumenti erano: 1) il “Gran maestro del Sacro Ospizio” (VII Principe di Cerveteri Don Alessandro Ruspoli); 2) il “Foriere maggiore dei sacri palazzi apostolici”, al quale era affidata la preparazione materiale dei trasferimenti pontifici (marchese don Giovanni Battista Sacchetti) 3) il “Cavallerizzo maggiore di Sua Santità”, il quale sovrintendeva le scuderie papali (don Giacomo Serlupi-Cescenzi) 4) il “Soprintendente generale delle poste”, ovvero l’antico organizzatore dei viaggi papali, che apriva e chiudeva la porta della carrozza pontificia (S.E. il principe don Camillo Francesco Massimo); 5) i latori della Rosa d’oro (consegnavano ai destinatari la Rosa d’oro) 6) il segretario per le ambasciate (riceveva i regali portati al papa dai visitatori) 7) l’esente delle Guardie nobili di servizio diurno 8) i camerieri segreti di cappa e spada soprannumerari (laici che dovevano appartenere alla nobiltà o avere un’alta posizione sociale, prestavano servizio ordinario di anticamera, specialmente durante la sede vacante). ©GiuseppeBaiocchi


Cameriere segreto di Cappa e Spada d’onore laico (particolare). Paolo VI riorganizzò nel 1968, con il motu proprio Pontificalis Domus, i servizi connessi alla persona del Papa, per privilegiare i servizi effettivi a scapito di «quelli che non sono che nominali, decorativi ed esteriori». Egli soppresse i camerieri segreti partecipanti, i camerieri d’onore in abito paonazzo, i camerieri d’onore extra urbem ed i camerieri laici «di cappa e spada». Creò poi i «gentiluomini di Sua Santità», corpo che accoglie i laici. I camerieri segreti soprannumerari presero il nome di cappellani di Sua Santità. ©GiuseppeBaiocchi


Nel corteo che accompagna l’ingresso del Papa era assicurata dai cordoni mobili della Guardia Nobile, Svizzera e dai mazzieri. La tradizione di portare un bastone, o mazza, d’argento e ornato con lo stemma del pontefice, ha origini molto antiche e serve a segnalare la dignità papale. Il mazziere o Aiutante di Camera è una gentiluomo munita di mazza, con riferimento a maggiordomi, guarda portoni o uscieri di palazzi signorili o a chi ha l’incarico di guidare cortei o processioni, di dirigere le cerimonie durante le funzioni religiose o di corte. Il corteo papale veniva svolto seguendo ben determinate precedenze, che prevedevano anzitutto Dignitari, collegi e ordini con ben 38 tipologie e quindi i Ministri e gli inservienti con 11 tipologie, di cui la decima e penultima è costituita dai mazzieri, che portavano nelle cerimonie la mazza d’argento, simbolo di autorità. Sorto probabilmente verso il secolo XII, il collegio dei servientes armorum, detto poi dei sergentes armorum e quindi dei mazzieri pontifici, era uno dei numerosi uffici o corpi di cui si componeva la corte papale e assunse maggiore rilevanza dal secolo XVI, iniziando il suo declino nella seconda metà del XIX secolo. ©GiuseppeBaiocchi


Foriere maggiore dei sacri palazzi apostolici”, al quale era affidata la preparazione materiale dei trasferimenti pontifici appartenente alla schiera dei Camerieri segreti di Cappa e Spada d’onore laico. (marchese don Giovanni Battista Sacchetti 1912-1968). ©GiuseppeBaiocchi


Divisa del marchese don Giacomo Serlupi-Crescenzi Cavallerizzo Maggiore di Sua Santità, appartenente alla schiera dei Camerieri segreti di Cappa e Spada d’onore laico. ©GiuseppeBaiocchi


Il Bussolante Pontificio, addetti dell’anticamera pontificia, appartenente alla schiera dei Camerieri segreti di Cappa e Spada d’onore laico. ©GiuseppeBaiocchi


Guardia Nobile Pontificia (uniforme di servizio). Il reggimento delle Guardie nobili (soppresso nel 1970): 1) il capitano comandante 2) il capitano 3) il vessilifero ereditario di Santa romana Chiesa, che portava il gonfalone o stendardo papale e apparteneva alla famiglia dei marchesi Patrizi Naro Montoro, marchesi di baldacchino (ultimo rappresentante il marchese don Patrizio Patrizi Naro Montoro (1888 – 1968). Il drappo portava la seguente descrizione: “un drappo di seta rossa guarnita di frangia a fiocchetti pure di seta rossa intarsiata d’oro con cordoni e fiocchi simili, il drappo ha sparso nel campo stelle ricamate in oro e da ambo le parti nel mezzo lo stemma gentilizio del papa pro tempore ricamato in oro e in seta con i colori del suo blasone sovrastato dal triregno con le chiavi incrociate; la grande asta è di legno dorato terminando con la lancia di metallo inargentato”. 4) i tenenti 5) il sottotenente 6) gli esenti ©GiuseppeBaiocchi


Trono di Pio IX per la Sala del Concistoro. Manifattura Braqueniè per l’intaglio dorato e Manifattura Sauvrezy per la tappezzeria ad arazzo disegnata da Jules Le Blanc, Parigi 1877. ©GiuseppeBaiocchi

Flabello: ventaglio che affiancava sempre il Pontefice ©GiuseppeBaiocchi

Roberto Fantuzzi, Papa Pio XI con la corte Pontificia nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano – olio su tela 1936.


Alla fine del Cinquecento i Pontefici entrarono in possesso dell’area che diventò patrimonio inalienabile della Santa Sede. Urbano VIII Barberini ( 1623 – 1644) fu il primo Papa a villeggiare in questa residenza, nella primavera del 1626, una volta terminati i primi lavori di sistemazione del Palazzo, affidati a Carlo Maderno. Toccherà ad Alessandro VII Chigi (1655/1667) completare la costruzione del Palazzo pontificio. Clemente IV Ganganelli (1769 – 1774) ampliò la residenza con l’acquisto dell’adiacente villa Cybo e del suo enorme parco dell’estensione di circa tre ettari, trasformato in uno splendido giardino, ricco di marmi, statue e fontane di grande pregio.

Coetus Fidelium Beato Marco da Montegallo – Riproduzione riservata

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