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Vocem iucunditátis del 22-05-2022. Di don Giorgio Lenzi (IBP)

di redazione

Riportiamo le foto della Santa Messa di domenica 22-05-2022, presso la Chiesa di San Cristoforo (Via D’Argillano n.21 – 63100 AP). Il nostro Coetus Fidelium Beato Marco da Montegallo è stato ospitato dalla Confraternita della Buona Morte del Priore Giancarlo Tosti, per celebrare il rito romano antico nella forma cantata, Dominica quinta post Pascha – Vocem iucunditátis con il nostro regolatore Don Giorgio Lenzi (IBP) sacerdote dell’Istituto Buon Pastore e Procuratore Generale per lo stesso con la Santa Sede. Al servizio all’altare Giuseppe Baiocchi (chierichetto) e come cantore abbiamo avuto il Maestro Massimo Malavolta.
Oggi le pagine del Vangelo accendono i riflettori sulla preghiera, la quale è antica quanto l’umanità. Oggi siamo nella nuova e definitiva alleanza che non può più cambiare: “in Verità e Verità vi dico, tutto ciò che domanderete al padre nel mio nome, egli te lo concederà” – dunque appare all’uomo l’intercessore, questo potente avvocato, che è Dio stesso fattosi uomo. Quindi Cristo ci invita costantemente alla preghiera, dove la preghiera personale è importantissima, ma l’espressione principale è appunto il culto pubblico della Santa Chiesa, la Sacra liturgia.
Per questo vediamo che nelle orazioni, queste particolari preghiere (quella che precede l’Epistola, la Colletta, la Secreta o la Post Communio) si concludo tutte per “Dómini nostri Iesu Christi” o sempre con un riferimento cristologico. Questo perché la chiesa esegue quello che Cristo ha ordinato, chiede a suo nome di Gesù Cristo le cose di cui l’uomo ha bisogno, siano esse materiali o spirituali. Non a caso nel Vangelo di oggi, vi è un imperativo che risuona nella lettura “chiedete”, dunque un comando formale che quindi deve essere rispettato e applicato. Tale preghiera fa entrare l’uomo in uno stato di grazia divina, senza la quale ci è impossibile anche di fare la più piccola azione buona che possa essere necessaria alla salvezza eterna.
Come affermò Sant’Alfonso Maria de’ Liguori (1696 – 1787): “Chi prega si salva, chi non prega si danna”, poiché si tratta specificatamente della nostra volontà ad essere uniti a Dio. Non a caso Giuseppe Melchiorre Sarto, (San Pius PP. X 1835 – 1914) condannava – nell’enciclica Pascendi Dominici gregis (1907) – questo benessere individualistico dell’uomo moderno e contemporaneo, come “immanentismo”. Anche la preghiera individuale che alleggerisce e migliora la nostra anima, non è il fine, ma il mezzo e lo strumento di un percorso di elevazione dell’uomo che ha il suo culmine nella Santa Messa. I quattro fini della preghiera sono dunque, l’adorazione, il ringraziamento, la propiziazione, la supplica. La preghiera fortifica le virtù cristiane e dà forza spirituale, ma bisogna pregare sempre sia quando gli eventi sono positivi, sia quando divengono negativi. Bisogna pregare anzitutto anche quando noi stessi siamo cattivi e non il mondo esterno a noi. Quando ci si trova in una situazione di peccato, anche ripetuto, è proprio lì che bisogna continuare a pregare, poiché lì si esce dal peccato e malgrado tutto – anche con un peccato radicato – vogliamo amarlo, vogliamo servirlo e quindi ci aiuterà.
Anche compiere dei gesti simboli della preghiera è molto importante come atto di devozione al Signore. Oggi, nel mese di Maggio, portare fiori alla Madonna, accendere un lume, sono gesti cristiani di preghiere: siamo uomini e viviamo anche attraverso simboli e segni. Anche imprimere un legame spirituale con degli oggetti o immagini, come il caso odierno della benedizione delle rose, fa tendere l’uomo a realtà spirituali più alte. Questo è il grande tesoro della Chiesa e non deve essere disperso nella tempesta che la società moderna ci crea ogni giorno, rigettando tutto ciò che è spirituale e tradizionale con un vero e proprio odio.
Mille sono le modalità, all’interno della dottrina cristiana per rivolgersi a Dio, senza volgersi alle mistificazioni della moderna spiritualità che ci allontana dal sacro.
 Coetus Fidelium Beato Marco da Montegallo – Riproduzione riservata

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